
Cala il sipario sulla linea lusso di Calvin Klein, rinominata 205W39NYC nel 2017 sotto la gestione creativa di Raf Simons.
Questa decisione arriva come un ultimo step definitivo dopo l’abbandono del brand da parte di Simons lo scorso natale e la rinuncia all’ultima New York Fashion Week.
Il designer aveva infatti abbandonato, di comune accordo con la compagnia, il suo ruolo ben 8 mesi prima rispetto allo scadere del suo contratto, lasciando la casa di moda sprovvista di una collezione per le sfilate newyorkesi.
Nel frattempo Calvin Klein aveva annunciato un rebrand della linea, insieme alla ricerca di un successore di Simons, decidendo però alla fine di affossare quest’ultima mossa per dedicarsi ai soli denim e intimo.
Il colpo di grazia finale?
In conseguenza alla chiusura di 205W39NYC, chiuderà anche il flagship store al civico 654 di Madison Avenue a Manhattan.
Le ripercussioni di un anno così negativo per Calvin Klein si fanno sentire anche sul nostro paese: la chiusura dell’ufficio di Milano mette infatti in pericolo la sorte lavorativa di almeno una cinquantina di dipendenti.
La chiusura della linea legata alla collezione prêt-à-porter, segna una metamorfosi storica all’interno del brand, che ora si trova a vivere un periodo di grande incertezza.
Calvin Klein è infatti attualmente alla ricerca di un fashion director che supervisioni le varie categorie merceologiche del brand, noto per le sue collezioni denimwear, underwear e beauty.
La storia di questo iconico marchio inizia nel 1968, anno in cui Calvin Klein inizia la sua attività con un budget di soli 10.000 dollari. Apre così la Calvin Klein Limited, sottoforma di un negozio di cappotti situato all’interno dello York Hotel di New York.

Fin da piccolo interessato più a disegnare modelli che ai compiti di scuola, Klein si iscrive al Fashion Insitute of Technology di New York nel 1962 e inizia a scrivere la sua storia insieme a Barry Schwartz, dapprima compagno di scuola e poi socio, e Ralph Lauren, altro stilista celebre nato e cresciuto nel suo stesso quartiere: il Bronx.
Ma il giovane Klein non voleva fermarsi ai cappotti.
La sua idea era di creare uno “stile Calvin Klein”, caratterizzato da capi di grande eleganza ma essenziali nella forma, vestibili e portabili indifferentemente da uomini e donne.
In un solo anno la fama del designer salì fino a raggiungere le copertine di Vogue, e nel 1971 venne avviato anche il confezionamento di capi per lo sport e il tempo libero, blazer, abiti classici e una linea intima femminile.
A 10 anni dalla sua fondazione il brand Calvin Klein poteva contare un fatturato annuale di 30 milioni di dollari, una cifra davvero enorme per l’epoca.
Da lì la strada sembra essere tutta in discesa e si cominciò a concedere il marchio in licenza per la produzione di sciarpe, calzature, pelletteria, prodotti cosmetici, jeans, denim da uomo e occhiali.
Il capo che più di tutti ha rappresentato (e rappresenta) il simbolo del brand? I jeans.
Nel 1978 CK aveva venduto circa 200.000 paia di pantaloni in una sola settimana dal lancio. I modelli, aderenti e classici, rappresentano la punta di diamante del marchio e uno dei motivi principali dietro alla sua scalata verso il successo.
L’altro picco di gradimento del brand è legato sicuramente all’intimo.
Alla fine degli anni ’70 i boxer CK raggiungono un successo clamoroso, al punto che da quel momento in poi quel tipo di capo assumerà il nome di “calvins” all’interno del gergo comune.
Alle soglie degli anni ’90 arriva però il primo vero momento di crisi.
La crescita repentina di punti vendita e richiesta di licenze, portava con sé problemi di liquidità e forte ricambio all’interno dei negozi.
A salvare le sorti del brand furono proprio la jeanseria e l’intimo; di particolare importanza fu l’invenzione da parte di Klein dei boxer briefs (una mezza via tra slip e boxer).
Anche il mondo del beauty ha sempre contrassegnato grandi successi per il brand: il profumo CK One è tra i più celebri e venduti al mondo e può vantare tra i suoi sponsor alcune tra le più grandi celebrità internazionali.
Gli anni passano e nel 2016 sale alla guida del brand un designer belga, formatosi nel fervente clima anticonvenzionale della moda di Anversa e grande sostenitore dello stile più sperimentale: stiamo parlando di Raf Simons, che assume il ruolo di Chief Creative Officer per tutte le linee del brand.
Se inizialmente Simons sembrava la persona adatta a portare avanti la forte identità minimale ed elegante fortemente amata e voluta da Klein, in un secondo momento questo idillio sembra rompersi e i primi problemi cominciano a venire a galla, sia in termini di vendite, che come visione creativa.
Lo stile visionario di Simons non sembra compatibile con le strategie più commerciali pensate della compagnia per il futuro, ed è per questo che si arriva ad oggi e al “divorzio creativo” anticipato tra il designer e il brand Calvin Klein.
Mentre la nuova collezione della linea underwear, chiamata 205W39NYC, approda nei negozi, ci si chiede cosa ne sarà di questo storico marchio.
Supererà questa fase di incertezza con un nuovo direttore creativo più in linea con i capisaldi del brand?
Non ci resta che aspettare di scoprirlo.
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