Coronavirus e moda: cosa aspettarsi?

Gli effetti del Coronavirus sul mercato della moda

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Ragazza cinese in piazza Tienanmen a Pechino si protegge dal virus con la mascherina (Photo: corriere.it)

Una nuova epidemia: il Coronavirus

Ci sono momenti in cui, guardandosi attorno, viene difficile capire se ciò che stiamo vivendo sia la realtà o la trama di un film fantascientifico.

Tutto scorre regolarmente e la vita procede come sempre, poi all’improvviso succede qualcosa.
Una parola comincia a diffondersi da una parte dall’altra del mondo e tutto d’un tratto è impossibile evitarla.

La parola in questione è “Coronavirus”.
Sconosciuta fino a pochissimo tempo fa, ora onnipresente. In ogni conversazione, in ogni notizia.

Il virus “2019-nCoV”, questo il nome scientifico del Coronavirus, imperversa in Cina e riempie quotidianamente i titoli dei notiziari, le copertine dei giornali, ci accompagna anche in radio mentre siamo sulla nostra auto che guidiamo per andare a lavoro.

Le notizie sono angoscianti.
Aeroporti  bloccati, porti supervisionati, quarantene, ospedali da mille posti letti costruiti in pochi giorni per poter ospitare i malati, negozi chiusi e previsioni che parlano di una preoccupante inflessione dei mercati.
Specie quello delle moda e dei settori ad essa collegati, per i quali Carlo Capasa (numero uno della Camera della Moda) prevede un -1,8 % per il primo semestre del 2020.

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Controlli aeroportuali in Cina per evitare l’espansione del contagio (Photo: Stringer/Anadolu Agency/Getty Images)

I grandi brand prestano soccorso

Ma non bisogna lasciarsi scoraggiare.
Il mercato della moda, come lo “show” della nota canzone dei Queen, deve continuare.

E così le principali aziende del settore, insieme ai grandi nomi della tecnologia cinese, hanno raccolto la cifra stellare di 2,88 miliardi di dollari per combattere l’epidemia.

È vero, le statistiche sui contagiati non sono così ottimiste ed è difficile non venire attraversati da una certa ondata di preoccupazione ogni qual volta in cui si accende la tv e si ascolta un telegiornale.

Alla data di ieri, i numeri riportano 17.000 casi confermati e 361 decessi in Cina: dati che hanno portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a dichiarare questo focolaio di Coronavirus un’emergenza globale.

Ma torniamo alle buone notizie, quelle che danno un senso di speranza e fiducia proprio nel momento in cui più ve ne è necessità.

I gruppi del lusso si sono mobilitati: LVMH ha contribuito con 2,3 milioni di dollari donati alla Fondazione della Croce Rossa cinese per alleviare l’urgente carenza di forniture mediche a Wuhan (epicentro da dove il virus è partito), mentre Kering ha fatto sentire la sua vicinanza alla popolazione cinese donando 1,08 milioni di dollari alla Croce Rossa di Hubei (la regione cinese del Coronavirus).

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Ragazze cinesi fanno shopping sempre proteggendosi dal contagio con le mascherine (Photo: EPA)

Ma sono anche altri i marchi di fama mondiale che stanno facendo la loro parte per arginare o contribuire allo studio scientifico di questo nuovo virus.

Parliamo di L’Oreal, che ha donato alla causa 720.000 dollari, Swarovski con 430.000 dollari, oppure Estee Lauder e Shiseido che si sono uniti a questa lotta globale mettendo a disposizione rispettivamente 144 e 43,25 milioni di dollari.

La Fashion Week non si chiude alla Cina

Torniamo ora in Italia.
Se il virus sembrerebbe essersi appena affacciato alla nostra penisola (per fortuna gli unici due cinesi contagiati sono ora ricoverati all’Ospedale Spallanzani di Roma, dove si trovano in terapia intensiva e isolati dagli altri pazienti), non si può certo dire lo stesso della sensazione di incertezza e paura che si percepisce nettamente nell’aria.

Specie nelle grandi metropoli, dove è oramai all’ordine del giorno incrociare per le strade persone che indossano mascherine per proteggersi dall’infezione.

Strettissimi controlli aeroportuali e severe norme igieniche obbligate non contribuiscono a creare una sensazione di serenità, ma l’Italia mette in cantiere progetti che possano evitare l’allontanamento tra popoli ma anzi far sentire collaborazione, unità, cercando di mantenere per quanto possibile un “normale” svolgimento di eventi.

In una Milano in pieno fermento per i preparativi della sua Fashion Week (in programma dal 18 al 24 febbraio), la Camera della Moda pensa a soluzioni alternative per permettere agli addetti del settore di origine cinese di poter assistere all’evento.

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Il progetto “China we are with you” lanciato dalla Camera della Moda in occasione della Milano Fashion Week

Ma in che modo?
Come spesso accade, grazie alla tecnologia.

La Camera della Moda ha infatti lanciato “China we are with you”, una campagna ideata per permettere a buyer, giornalisti e altri professionisti del fashion cinese, di poter assistere a sfilate, interviste, backstage: tutto tramite il web, sulle maggiori piattaforme digitali cinesi.

L’iniziativa darà inoltre visibilità alle nuove collezioni di 8 designer cinesi emergenti, negli spazi del Fashion Hub collocato all’interno del Museo della Permanente.

“China we are with you” è la giusta risposta di Milano all’emergenza globale.
Un ponte che, tramite streaming e video, costruisce un diretto legame tra le nazioni e celebra inoltre il 50esimo anniversario delle relazioni tra il nostro paese e la Cina.

Un segnale positivo e soprattutto propositivo, che trasmette fiducia nei mezzi che la tecnologia ci concede.

Secondo l’OMS, il Coronavirus ancora non si è tradotto in una pandemia. E questa è una parola che fa paura, da cui stare alla larga.
Una parola che viene dal greco “pan-demos” (“tutto il popolo”): per definizione si tratta di “un’epidemia con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti”.

Per questo diventa fondamentale informarsi tramite i giusti canali e seguire le corrette norme igieniche, ma senza scadere nell’eccesso e nella fobia.
Porre fiducia nei medici, nella scienza e nella capacità delle persone. Ma anche, perché no, nel mondo della moda: siamo certi che saprà rialzarsi.